Anche quest’anno la Tari registra un incremento un po’ in tutta Italia, compreso il territorio del Consorzio C.A.DO.S. Le cause principali di tali aumenti? Sono almeno tre: l’inflazione, i prezzi dell’energia e le conseguenze dirette o indirette delle guerre in atto. E non poteva essere diversamente dato che i prezzi dell’energia non sono ancora scesi ai livelli pre-pandemia.
Il 2019 è l’anno in cui ha inizio l’applicazione del nuovo modello di Piano Economico Finanziario (PEF), per la definizione delle tariffe TARI, elaborato e regolamentato dall’autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA) attraverso i principi del Metodo Tariffario Rifiuti, determinando un cambio importante di metodologia ed impostazione rispetto al passato. Il PEF è lo schema che permette la rilevazione dei costi efficienti del servizio di gestione e smaltimento dei rifiuti urbani. La tassa sui rifiuti (TARI), è il tributo destinato a finanziare i costi relativi al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, ed è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali o aree scoperte suscettibili di produrre i rifiuti medesimi.
Per la predisposizione dell’aggiornamento biennale delle tariffe relative all’anno in corso, l’autorità Arera ha chiesto ai Comuni di prevedere un aumento dei costi delle bollette allo scopo di accelerare il recupero dell’inflazione, che ha caratterizzato gli ultimi anni e che ha determinato l’aumento dei costi fissi dei gestori in house della raccolta, come ad esempio il carburante per i mezzi, al fine di poter assicurare la continuità e la sostenibilità del servizio.
Malgrado gli investimenti legati al Piano nazionale ripresa resilienza (Pnrr), quello dei costi della gestione dei rifiuti rimane un punto debole e gli aumenti in arrivo in diverse Amministrazioni, al lordo dell’effetto dell’inflazione, lo dimostrano.
L’Arera aveva previsto uno scenario peggiore per il 2024 di quello che in realtà sembra prospettarsi, ipotizzando in casi specifici aumenti fino al 14%, che in rappresenta il dato cumulato dell’inflazione registrata negli ultimi 2 anni (4,5% e 8,8% sui costi del 2022), nonché i riconoscimenti dei costi necessari all’adeguamento agli standard di qualità imposti da Arera stessa.
In molti Comuni gli avvisi di pagamento non sono ancora partiti, ma ormai l’approvazione delle nuove tariffe è quasi conclusa. Grazie all’impegno dei Gestori del servizio e agli interventi delle Amministrazioni comunali, nessun Comune del territorio consortile arriva a toccare questa percentuale di rincaro.